La Curcuma Longa è una pianta erbacea, perenne, rizomatosa della famiglia delle Zingiberacee, originaria dell’Asia sud-orientale e largamente impiegata come spezie soprattutto nella cucina indiana, medio-orientale, thailandese e di altre aree dell’Asia.
Questa spezia svolge un ruolo utile nel contrastare le malattie infiammatorie croniche (da quelle intestinali alle articolari), nel riequilibrare l’apparato digerente, contribuendo alla salute di stomaco, fegato e intestino e nel contrastare la formazione di colesterolo LDL (diciamo il colesterolo “cattivo”) a livello della ghiandola epatica.
Insieme, le sue funzioni agiscono anche sulla prevenzione di alcune forme tumorali, così come sulla salute del cervello e del cuore.
Come antinfiammatorio, la spezia è utile in caso di dolori muscolo scheletrici e le infiammazioni tipiche di artrite e artrosi, così come in presenza di dolori mestruali, colite, cefalea edemicrania, fibromialgia. Inoltre, facilita l’eliminazione del grasso addominale, resa difficile dallo stato infiammatorio prodotto dalle stesse cellule adipose.
Come antiossidante, si rivela utile nella prevenzione dell’invecchiamento precoce e di tutti i disturbi che l’accompagnano, compreso il rallentamento del metabolismo che porta a prendere peso più facilmente dopo una certa età.
L’azione immunostimolante si rivela invece utile per rafforzare le difese dell’organismo, proteggendolo dall’attacco di batteri, virus ed altri elementi dannosi
Vi sono molti disturbi e malattie che traggono beneficio dal suo impiego, dal diabete alla celiachia, dalla gastrite alle escoriazioni; ma oggi vogliamo concentrarci su un punto fondamentale legato a questa spezia miracolosa:
Tutto è nato dall’osservazione della popolazione
dell’India, che fa uso abituale di curcuma, la quale mostra una minore incidenza di malattie degenerative come l’Alzheimer e migliori performance cognitive negli anziani.
La scienza ha iniziato così a studiare questa spezia.
È di qualche mese fa uno studio scientifico, condotto
dall’Università della California di Los Angeles, che è stato in grado di osservare l’azione della curcumina, il principio attivo della curcuma, direttamente sul cervello umano.
Gli scienziati hanno reclutato 40 volontari di età compresa tra i 50 e gli 85 anni e in buona salute sottoponendoli, prima di dare avvio alla ricerca, a test di memoria ed esami specifici per valutare lo stato di salute del cervello.
I partecipanti allo studio sono quindi stati divisi in due gruppi: al primo gruppo è stato somministrato per 18 mesi un integratore con 90 mg di curcumina due volte al giorno, al secondo gruppo invece è stato dato un placebo.
Trascorsi i 18 mesi, le persone sono state sottoposte nuovamente a test ed esami. Quello che è emerso è che coloro che avevano assunto la curcumina presentavano un miglioramento del 28% nella memoria e nell’attenzione rispetto a quanto registrato all’inizio dello studio, il gruppo che invece aveva assunto il placebo non presentava nessuna variazione. Inoltre, i partecipanti allo studio che avevano assunto la curcumina registravano un miglioramento dell’umore e presentavano livelli inferiori di proteine tau e amiloidi, collegate al rischio di sviluppare l’Alzheimer, rispetto a chi invece aveva assunto il placebo. La curcuma sembra quindi ostacolare la proteina beta amiloide (A-beta), implicata nella progressiva degenerazione delle cellule cerebrali.
E quello che è interessante è che questi livelli inferiori di proteine sono stati osservati nell’ipotalamo e nell’amigdala, che sono regioni del cervello che controllano diverse funzioni, dalla memoria alle emozioni.